Cinque Studi sul Paesaggio

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Abu-l-Hasan al-Nuri santo primitivo Sufi scrive: “non possiedono nulla e da nulla sono posseduti” è la base per cinque studi sul paesaggio, come idea di svuotamento del paesaggio sonoro nel suo concetto e anche nella sua pratica, un laboratorio di registrazioni ambientali e campionamenti.

Questo lavoro è visitato da letture che vanno da Céline a Novalis passando per Georg Buchner nel suo “Lenz” approdando ad Arthur Schopenhauer, offrendo spunti soprattutto nei suoi scritti sulla musica e nel “mondo come volontà e rappresentazione” testo del 1819, Alessandro Ragazzo lavora per la cancellazione del senso narrativo, la deposizione del reale e del logico; tentativo di esclusione dalla rappresentazione, spogliare vita e volontà attraverso il rumore; cinque paesaggi mancati, essendo noi fatti di quello che ci manca, frammenti di vissuti ormai già passati per essere continuamente scomposti e ricomposti…..Negare nell’ immediato il paesaggio la sua esistenza temporale e corporea, escludendo anche se stessi da ogni forma di liberazione anche dallo stesso ascolto.

Cinque studi sul paesaggio quindi è un esercizio storicizzato dell’immediato; le “cose” come nel paesaggio sonoro o fieldrecording sono soltanto nostre rappresentazioni, il loro essere significa rappresentabilità per il soggetto, ossia per noi; in noi stessi oggetto è tutto ciò che è conoscibile: ciò che in noi non è conoscibile è il soggetto, proprio perché conosce, perché tutto tranne lui è sua rappresentazione

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