Corpore Absens
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CORPORE ABSENS
Alessandro Ragazzo_Dornwald 2021
Il corpo dell’assente è costituito dalla parola corpo-assente. Cosa rimane della struttura (come evento)
uomo nella temporalità di uno spazio? Questo esercizio sonoro si domanda che cosa lascia il soggetto
manifestandosi in un luogo o spazio , dopo il suo passaggio?
CORPORE ABSENS è come fosse una bava di lumaca, un residuo, passaggio inorganico, un frammento privo
di volontà, escremento. L’effetto del non più stare dove si stava; il soggetto si strappa continuamente in
ogni suo momento o attimo, eliminando luogo e dialettica. Citando Spinoza: “la mente non riconosce il suo
corpo né sé stessa, se non per le affezioni dell’uno e dell’altra”.
Non sentire niente di preciso, niente che parli di vita, quando non è ostacolata. Corpo e soggetto sono alla
contemplazione dell’attimo, perdendosi nel simbolismo nella sua dialettica, senza intuito.
Spazio o luogo, contenitore temporale di un fatto o di una vita.
Ambiente non necessariamente sonoro.
Nel suo svanire il corpo deposita la sua contemplazione nell’attimo, perdendo la dialettica e il simbolico.
Il flusso delle cose o degli accadimenti viene isolato, congelato dal contesto generale della mancanza di
tempo, di spazio, facendo scomparire la relazione tra oggetto e soggetto, tra spazio e tempo, cancellando il
concetto di ragione.
I resti del passaggio di un evento, frammenti amplificati che si smentiscono nel loro agire. Platone
menziona che” le cose di questo mondo che i nostri sensi percepiscono non hanno un vero costrutto nel
loro essere, perché esse divengono mutando sempre, ma non SONO mai, raggiungendo solo un essere
relativo, quindi costantemente mancato”.
Quel mancato si fa presente ed ossessivo nei “coretti” (copertina) affrescati da Giotto nel 1300 nella
cappella degli Scrovegni di Padova, uniche due parti “ASSENTI” di tutto il pantheon biblico affrescato da
Giotto; spazi congelati e connessi tra di loro, il notturno e diurno si alternano nel ciclo temporale
rappresentativo umano, ma nulla più. Ambienti sospesi dove tutto deve ancora accadere o forse è già
accaduto, attese organiche che tornano nell’inorganico cioè il loro silenziarsi.
-Inserimento Veda pt 1-2
Da questa mutevole apparenza sorgono negli ultimi due capitoli anche canti della tradizione Indiana
Vedantica, mantra tradizionale dal sacro testo delle Upanishad, che descrivono l’universo e l’esperienza
umana dividendosi tra Atman come “vera conoscenza” e la conoscenza di Maya come “non vera
conoscenza” quindi ILLUSIONE, ritornando all’eco o alla risonanza del corpo come assenza in un tal luogo o
spazio di una entità sparita o sperita
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