Alessandro Ragazzo inizia le sue prime sperimentazioni su nastro nel 1994. Dopo anni di approccio digitale e di letture in materia di musica concreta e collaborazioni, trova forti analogie di spirito e sensazione con la letteratura Romantica (Novalis, Büchner, Klingemann) e la sperimentazione sonora; compie studi approfonditi su Arthur Schopenhauer applicando il concetto di paesaggio sonoro con la disarticolazione concettuale/concreta tra soggetto/oggetto nei suoi interventi sonori. In seguito abbandona l’esecuzione digitale abbracciando quello analogico spostandosi ad un metodo più legato all’utilizzo di sistemi di riproduzione a nastro, fieldrecording e onde elettromagnetiche.
Le materie prime del live set di Alessandro Ragazzo sono mixer, distorsori e tutto quello che si possa collegare analogicamente, magnetofoni, walkman, lettori mp3, microfoni, piante, momenti estinti….interessato particolarmente alla pratica del Fieldrecording, registrando in continuazione la vita quotidiana e i suoi rumori, quelli che la natura vastamente offre. Nel 2020 apre un periodo dove ogni progetto/live si chiama “Studio su un paesaggio mancato” suddiviso in capitoli. Nel 2014 esce il suo primo album “Strati” .Nel 2015 l’album Lagoon submerged per l’etichetta portoghese Green Field Recordings. Nel 2017 presso l’etichetta Setola di Maiale esce con l’album “terra d’ombra” il risultato finale di un discorso che Alessandro Ragazzo ha tenuto in sospeso nel precedente album “Strati” il non-luogo nel rumore parte dal finale dell’album con un omaggio all’ anti-eroe romantico personaggio della breve ed incompiuta novella di Georg Buchner, “Lenz”. Nei primi mesi del 2020 esce per la portoghese SONOSPACE un lavoro di solo fieldrecording-concettuale sulla città di Napoli. Sempre nel 2020 con una tape di due tracce dal titolo Twin Landscape. Abu-l-Hasan al-Nuri santo primitivo Sufi scrive: “non possiedono nulla e da nulla sono posseduti” e la base del nuovo e primo album(2020) per la nuova label DISSIPATIO, intitolato “Cinque studi sul paesaggio”, come idea di svuotamento del paesaggio sonoro nel suo concetto e anche nella sua pratica, un laboratorio di registrazioni ambientali e campionamenti. Questo lavoro e visitato da letture che vanno da Céline a Novalis passando per Georg Buchner nel suo “Lenz” approdando ad Arthur Schopenhauer, offrendo spunti soprattutto nei suoi scritti sulla musica e nel “mondo come volontà e rappresentazione” testo del 1819. Alessandro Ragazzo lavora per la cancellazione del senso narrativo, la deposizione del reale e del logico; tentativo di esclusione dalla rappresentazione, spogliare vita e volontà attraverso il rumore; cinque paesaggi mancati, frammenti di vissuti ormai già passati per essere continuamente scomposti e ricomposti nell’immediato svanito o sperito. Negare il presente del paesaggio/soggetto e la sua esistenza temporale e corporea, escludendo anche se stessi da ogni forma di liberazione anche dallo stesso ascolto. Cinque studi sul paesaggio quindi e un esercizio storicizzato dell’immediato; le “cose” come nel paesaggio sonoro o fieldrecording sono soltanto nostre rappresentazioni, il loro essere significa rappresentabilità per il soggetto, ossia per noi; in noi stessi oggetto è tutto ciò che e conoscibile: ciò che in noi non e conoscibile e il soggetto, proprio perché conosce, perché tutto tranne lui è sua rappresentazione. Molteplici le collaborazioni di Alessandro Ragazzo sul territorio nazionale interventi come nel caso della fondazione Luciano Berio a Firenze, ed il Setup Art Fair a Bologna con il progetto Area of Bustle. Insonorizzazione e live al padiglione Taiwan Biennale di Venezia per l’artista Yang Maolin, ed il progetto Ascolto Osceno per Navi (2018) presso palazzo Roncalli a Vigevano per il meeting sul paesaggio sonoro per FKL; (2019) Al MACRO museo d’arte contemporanea a Roma porta il live “solo di nastri”. A Luglio 2020 entra in residenza artistica per due settimane per Artarcadia di Derry,( Irlanda del nord). Nel 2021 il 3 Agosto esce per la label Uruguaiana Veinte33 records l’album Visions of the cut sounds, lavoro di 4 tracce in musicassetta a nastro.
Sempre nel 2020 con una tape di due tracce dal titolo Twin Landscape. Abu-l-Hasan al-Nuri santo primitivo Sufi scrive: “non possiedono nulla e da nulla sono posseduti” e la base del nuovo e primo album (2020) per la nuova label DISSIPATIO, intitolato “Cinque studi sul paesaggio”, come idea di svuotamento del paesaggio sonoro nel suo concetto e anche nella sua pratica, un laboratorio di registrazioni ambientali e campionamenti. Questo lavoro è visitato da letture che vanno da Céline a Novalis passando per Georg Buchner nel suo “Lenz” approdando ad Arthur Schopenhauer, offrendo spunti soprattutto nei suoi scritti sulla musica e nel “mondo come volontà e rappresentazione” testo del 1819.
Alessandro Ragazzo lavora per la cancellazione del senso narrativo, la deposizione del reale e del logico; tentativo di esclusione dalla rappresentazione, spogliare vita e volontà attraverso il rumore; cinque paesaggi mancati, frammenti di vissuti ormai già passati per essere continuamente scomposti e ricomposti nell’immediato svanito o sperito. Negare il presente del paesaggio/soggetto e la sua esistenza temporale e corporea, escludendo anche se stessi da ogni forma di liberazione anche dallo stesso ascolto. Cinque studi sul paesaggio quindi è un esercizio storicizzato dell’immediato; le “cose” come nel paesaggio sonoro o fieldrecording sono soltanto nostre rappresentazioni, il loro essere significa rappresentabilità per il soggetto, ossia per noi; in noi stessi oggetto è tutto ciò che è conoscibile: ciò che in noi non è conoscibile è il soggetto, proprio perché conosce, perché tutto tranne lui è sua rappresentazione.
Molteplici le collaborazioni di Alessandro Ragazzo sul territorio nazionale interventi come nel caso della fondazione Luciano Berio a Firenze, ed il Setup Art Fair a Bologna con il progetto Area of Bustle. Insonorizzazione e live al padiglione Taiwan Biennale di Venezia per l’artista Yang Maolin, ed il progetto Ascolto Osceno per Navi (2018) presso palazzo Roncalli a Vigevano per il meeting sul paesaggio sonoro per FKL; (2019) Al MACRO museo d’arte contemporanea a Roma porta il live “solo di nastri”. A Luglio 2020 entra in residenza artistica per due settimane per Artarcadia di Derry,( Irlanda del nord).
Nel 2021 il 3 Agosto esce per la label Uruguaiana Veinte33 records l’album Visions of the cut sounds, lavoro di 4 tracce in musicassetta a nastro.
Sempre nel 2021 partecipa con il video artist Matteo Martignoni alla open call LANDSCAPE2021 indetta dal collettivo Zeugma posizionandosi al terzo con il lavoro video sound “Interferenze Diafane”. Il testo di presentazione dice: Tutto il paesaggio sonoro e non è un immenso “desiderio” della vivibilità umana o della rappresentazione che si prefigge l’identità umana, cambiamenti, mutazioni del suolo e dei tessuti sociali. Per Schopenhauer il “Fenomeno/i” (l’umano/i) è anche colui che fa ed agisce tutto all’insegna dell’illusione e della rappresentazione, annebbiando continuamente la realtà, velando quindi anche l’aspetto della propria individuale vita, ritorcendosi anche sui territori umani, paesaggio e suono…vivibilità della vita.
Il contenuto della natura è fatta di “Fenomeni” che vivono nel necessario e sono necessari, per alimentare il “Fenomeno” ed il fatto o i fatti; costruendo come nel nostro caso varie e molteplici conseguenze, malattie, distruzioni del suolo e dell’ambiente, modificazioni gravi dell’ecosistema. Volontà= Necessità= Conseguenza. Nella traccia in questione (Interferenze Diafane) si parte da un paesaggio ovviamente genuino per poi sentire che si avvicinano sempre più suoni di onde elettromagnetiche (frutto del costrutto umano) che sembra quasi vogliano spodestare quell’equilibrio naturale primigenio, anche se si rimane comunque nel concetto di volontà naturale, priva d’una coscienza umana ma di tipo istintivo…..La visione è quella di un intricato paesaggio naturale, secco e sterile, “interferito” dal suo naturale percorso di crescita, mutando nell’informe visione della scena finale.
L’11 Dicembre 2021 partecipa al ciclo di interventi sonori “Concerti per Auditorium” all’M9, polo museale d’arte espositiva contemporanea di Mestre (VE). “Concerti per auditorium” si configura come un’indagine attorno al Paesaggio sonoro attraverso la forma del concerto. Quattro concerti site-specific, pensati cioè appositamente per un luogo, l’Auditorium Cesare De Michelis. Verranno coinvolti Alessandro Ragazzo, Nicola Quiriconi, Francesco Piva ed Enrico Coniglio, artisti che lavorano con il suono, le cui ricerche indagano la dimensione dell’ascolto e tutte quelle implicazioni ad esso collegate a da esso apportate alla nostra quotidianità.
Il suono inteso come elemento catalizzatore di un incontro: quello tra l’essere umano e lo spazio architettonico nella dimensione collettiva dell’evento. Pensati per uno spazio appositamente designato per l’ascolto di qualità, questi concerti creano un ponte con la mostra “Draw Love Build. L’architettura di Sauerbruch Hutton” allestita al terzo piano del museo. I “Concerti” si relazioneranno direttamente con la programmazione espositiva del museo, rappresentando al contempo un tributo ai progettisti del Polo M9, dell’auditorium e dello studio Temporaneo presente nel Chiostro.
Il 19 Dicembre 2021 esce ufficialmente per la label Dornwald records CORPORE ABSENS. Tra registrazioni e studi Alessandro Ragazzo approda a scritti di Platone, Spinoza, Cartesio, sull’assenza del corpo in un evento o in uno spazio, eliminazione del soggetto fisico e mentale, con questo il tempo non trova più una collocazione mancando la rappresentazione creata dall’uomo.
Il corpo dell’assente è costituito dalla parola corpo-assente. Cosa rimane della struttura (come evento) uomo nella temporalità di uno spazio? Questo esercizio sonoro si domanda che cosa lascia il soggetto manifestandosi in un luogo o spazio, dopo il suo passaggio?
CORPORE ABSENS è come fosse una bava di lumaca, un residuo, passaggio inorganico, un frammento privo di volontà, escremento. L’effetto del non più stare dove si stava; il soggetto si strappa continuamente in ogni suo momento o attimo, eliminando luogo e dialettica. Citando Spinoza: “la mente non riconosce il suo corpo né sé stessa, se non per le affezioni dell’uno e dell’altra”.
Non sentire niente di preciso, niente che parli di vita, quando non è ostacolata. Corpo e soggetto sono alla contemplazione dell’attimo, perdendosi nel simbolismo nella sua dialettica, senza intuito.
Spazio o luogo, contenitore temporale di un fatto o di una vita.
Ambiente non necessariamente sonoro.
Nel suo svanire il corpo deposita la sua contemplazione nell’attimo, perdendo la dialettica e il simbolico. Il flusso delle cose o degli accadimenti viene isolato, congelato dal contesto generale della mancanza di tempo, di spazio, facendo scomparire la relazione tra oggetto e soggetto, tra spazio e tempo, cancellando il concetto di ragione.
I resti del passaggio di un evento, frammenti amplificati che si smentiscono nel loro agire. Platone menziona che “le cose di questo mondo che i nostri sensi percepiscono non hanno un vero costrutto nel loro essere, perché esse divengono mutando sempre, ma non SONO mai, raggiungendo solo un essere relativo, quindi costantemente mancato”.
Quel mancato si fa presente ed ossessivo nei “coretti” (copertina) affrescati da Giotto nel 1300 nella cappella degli Scrovegni di Padova, uniche due parti “ASSENTI” di tutto il pantheon biblico affrescato da Giotto; spazi congelati e connessi tra di loro, il notturno e diurno si alternano nel ciclo temporale rappresentativo umano, ma nulla più. Ambienti sospesi dove tutto deve ancora accadere o forse è già accaduto, attese organiche che tornano nell’inorganico cioè il loro silenziarsi.
Da questa mutevole apparenza sorgono negli ultimi due capitoli anche canti della tradizione Indiana Vedantica, mantra tradizionale dal sacro testo delle Upanishad, che descrivono l’universo e l’esperienza umana dividendosi tra Atman come “vera conoscenza” e la conoscenza di Maya come “non vera conoscenza” quindi ILLUSIONE, ritornando all’eco o alla risonanza del corpo come assenza in un tal luogo o spazio di una entità sparita o esperita.